IL MATTINO

     3 gennaio 1972 www.ciroridolfini.it

 

Al Bracco «La farsa
di Mastro Pietro avvocato»

 

Presentato dai commedianti del «Teatrangolo» il canovaccio, tratto da un testo anonimo del '400, è stato riadattato da Enzo Grano e Mario Busiello

 

Al Teatro Bracco è andata in scena, con vivo successo, la «Farsa di Mastro Pietro avvocato», tratta da un gustoso e brioso testo anonimo francese del '400. Lo spettacolo è stato allestito e presentato all'insegna del «Teatrangolo», sotto la quale si è formata e agisce una compagnia di «commedianti» che intende soprattutto promuovere e realizzare spettacoli teatrali dedicati ai giovani e ai giovanissimi.
     E' una iniziativa, questa del «Teatrangolo», sorta la scorsa primavera a Napoli sotto l'egida dell'ENAL, che ha messo a disposizione il Teatro Bracco. Presidente onorario della compagnia è ora il dottor Emilio De Feo, vice presidente della Regione Campania. Intento dei promotori è di costituire una vera e propria «stabile» napoletana del Teatro dei ragazzi,  cioè un organismo che possa realizzare con continuità un programma che, senza perdere di vista specifiche esigenze di carattere pedagogico e formativo, sappia creare nei giovani destinatari un vivo e concreto interesse per lo spettacolo e per le forme teatrali in sé.
     Così dunque il «Teatrangolo» ha messo in scena nei mesi scorsi un riadattamento da  Molière e da Banville incentrato sulle «Furberie di Scarpino nella elaborazione moderna di Enzo Grano e Mario Busiello ed ora, a cura degli stessi autori, ha allestito questa «Farsa di Mastro Pietro avvocato» ispirata ad un classico testo quattrocentesco, a quel «Maitre Pathelin» di scrittore ignoto che, dopo le figure giullaresche del Duecento e del Trecento, è considerato da molti il primo personaggio borghese del teatro francese, anticipatore per molti aspetti del «tipo» molieriano astuto e candido, truffatore malaccorto e pedante bonario, ricco comunque di profondi motivi umani.

   

     Ma la farsa di «Maitre Pathelin» è soltanto un canovaccio al quale attinge liberamente Enzo Grano nella sua amena trasposizione del testo, burlescamente classicheggiante e qua e là ammiccante ironica e maliziosa a fatti e personaggi del nostro tempo, grazie alle ballate e alle «tirate» introdottevi da Mario Busiello. Intanto l'azione è ambientata a Napoli, una Napoli aragonese che si anima di voci e di gesti che ripetono i modi della Commedia dell'Arte, ma in una dimensione moderna vicina alla sensibilità scenica attuale.
     Così, tra gli intrighi di un avvocato truffatore per fame, un mercante ingenuo, un giudice arruffone, un contadino dai modi grossolani ma dal cervello fino ed alcuni altri lepidi personaggi, tra cui un contestatore antelitteram ed un paio di pepate fanciulle complici dell'imbroglio, tutti gli elementi della compagnia — alcuni esordienti, altri già con qualche esperienza teatrale — giocano bravamente i loro ruoli sotto la regia fluida e briosa dello stesso Grano, sì da meritarsi una lode sincera per la spiritosa invenzione comica che caratterizza la loro interpretazione. Eccone i nomi: Ciro Ridolfini, Ghita. Sestito,  Luciano D'Amico, Mario Pellone, Sergio D'Amico, Loredana Del Core, M. Mjone e la «voce-recitante» Betty Benazzi.
     Di Angiuoni e Brunetti la scena stilizzata, di Nicola Losito i colorati e divertenti costumi. Molte feste ed applausi del pubblico. Si replica fino all'Epifania.

F.d.C.