IL MATTINO

     5 ottobre 1972 www.ciroridolfini.it

 

«Teatro Club Napoli»
al XXV Festival di Pesaro

 

Il lavoro presente alla rassegna per rappresentare la nostra città e l'intera Campania, è la farsa di Peppino De Filippo «Le metamorfosi di un suonatore ambulante»

 

Con la farsa in due tempi di Peppino de Filippo «Le metamorfosi di un suonatore ambulante», messa in iscena dal «Teatro Club» di Napoli (per l'organizzazione di Paolo Sepe) partecipa oggi al Festival annuale che si svolge a Pesaro, dopo ben quindici anni di assenza. Un «Saggio della Commedia dell'arte», un testo difficile reso più difficile da chi ha voluto ritrovarvi le radici antichissime dello spettacolo, riscoperto con eleganza e armonia tali da non tradirne un riscatto moderno.
     La scenografia realizzata con calcolo preciso fra «pensiero e azione», risulta importantissima, e se ne son visti i risultati: nel primo tempo, non la fastosità di un grande ristorante ma dei semplici fondali variopinti che riportavano immediatamente alla origine. Evidente nel secondo tempo una scena quasi oscura, significativa per la piega irreale degli avvenimenti.
     Una recitazione riportata al suo centro, raccolta, in cui tuttavia il singolo attore assumeva una proporzione congenita fra il Tema dell'arte, i movimenti classici, la visione moderna, Tutto il sistema era forse di ridurre in due tempi la storia del Teatro italiano e la sua evoluzione.
     Il regista conduce un gruppo teatrale che si distacca dagli altri perché porta le nostre tradizioni ad uno stadio elevato.

 

E poiché il Teatro Club compie dieci anni di attività, un augurio agli attori che ne fanno parte: Loredana del Core, ex bambina prodigio ed ora bravissima attrice giovane. Sasà Ferrari preciso nelle movenze fra il mimo antico ed il mimo moderno, l'eccellente caratterista Ghita Sestito, Ciro Ridolfinini, che pur protagonista, lascia ai compagni di lavoro la possibilità di porsi in continua luce, e che riporta sulla scena la sofferenza dei commedianti, Toti Sconduto, con movenze simboliche da coreuta nei panni ottocenteschi del nobile sciocco, Francesco De Rosa, che rende una formidabile interpretazione di un personaggio pressoché inesistente nel testo, Guglielmo Marino, perduto nel mito rossiniano del suo personaggio con angolature brillantissime, e tutti gli altri: Ugo Gervasi, Marisa Laurito, Marina Confalone, Luciano d'Amico, Geppino Palmieri, Angelo Vanacore, Antonio Cerino, Margherita Veneruso, Anna Corvino. Squisite le già ricordate coreografie di Marven. Musiche di Peppino de Filippo orchestrate dal maestro Antonio Caruso.
     Un bravo particolare va alla costumista Idarella che ha saputo inserirsi in maniera veramente artistica con i suoi variopinti costumi. Preziosa per Carmine Servino la collaborazione di Patrizia Viscardi ottima assistente, Maurizio Laccetti per l'allestimento, Paolo Sepe per l'organizzazione.

 

Redazione Culturale de' IL MATTINO