Ciro Ridolfini .it

 

  Biografia

 

 

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CIRO  RIDOLFINI

 

"Genuino rappresentante dell'autentica universalità linguistico-espressiva napoletana, quella cioè, non ancora contaminata dalla violenza consumistica e industriale" (P.P.Pasolini Incontri internazionali del cinema. Sorrento '74), Ciro Ridolfini (Napoli '48) è con altri (Pasquale Scialò, Ciro Madonna, Italo Celoro, Antonio Neiwiller, Renato Carpentieri, per citare dei nomi) tra i promotori, in Napoli, di grande teatro.
"Autentico e vero" (Per dirla con L'etnomusicologo Roberto De Simone), "accoppia alla raggiunta maturità espressiva una maschera che a tratti, nella fredda luce radente, riproduce esattamente la smorfia feroce di Viviani (Enrico Fiore. Paese Sera. 11/5/77)".
"Nella poesia di Ciro Ridolfini (osserva lo scultore-pittore, di risonanza internazionale, Mario Persico) l'attore prende sotto braccio il poeta per denunciare il soffocamento della vita. Da questo grido teatrale alimentato da una sofferta tensione poetica, nasce la sua opera prima "A TEATRO DA ME" (Napoli 1993. Tommaso Marotta Editore)". "e qui (scrive il filosofo Aldo Masullo, statura mondiale del <Percorso dell'interrogare filosofico>, nella prefazione <Una Poesia Civile>) gli appare decisivo, perchè l'esistenza non sia veramente <mancata>, scandagliare l'esiguo ma non valicabile vuoto tra l'esternità della maschera e l'internità del volto di carne, tra l'<io> e l'<uomo> nel mezzo dei quali ogni singolo oscilla".
Il 18 e 19 settembre '93, al parco Vergiliano in Napoli, in occasione della riconsegna dei monumenti di Virgilio e Leopardi, vandalizzati da ignoti, recita i suoi versi che, a dire di Santa Mileto dalle pagine di "metrò" (Napoli. Ottobre '93), "sono poesia orale, nata principalmente per essere recitata e ascoltata e non soltanto letta.
Ridolfini si pone così come un erede di tradizioni antiche e nobili, in cui il poeta cerca il contatto diretto e arriva ad uno auditorio attento senza filtri e mediazioni mass-mediologiche".
Il primo marzo '98 è primo premio di poesia "Pianeta Donna" e il 27 giugno dello stesso anno conquista la targa di "Elea-Velia" alla terza edizione del "PREMIO NAZIONALE DI POESIA PARMENIDE". Eccone la motivazione: "Nel lavoro dì Ridolfini vive, s'agita, sogna, soffre una intera e variegata umanità. Tra l'ironia, a volte feroce, che nasconde più spesso una profonda e affettuosa dolcezza, i versi vanno dall'italiano al napoletano, ma restano tutti pervasi della volontà di cantare il reale". Entusiasta, il critico letterario Silvio Mastrocola, dell'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, puntualizza che Ridolfini a pieno titolo, con Saba, Ungaretti, Pasolini, è poeta del '900.
Nel '99, in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della Repubblica Partenopea, è all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove il presidente Gerardo Marotta sottolinea che "si è dovuto attendere Ridolfini per un impegno di poesia civile".
Egli, di fatto, è un poeta vero, vibrato, forte dell'intensa esperienza teatrale che gli deriva. E' un poeta del popolo da cui. sa apprendere nel tentativo di umanizzare le sofferenze di ogni uomo. "Poeta civile" dunque, come asserisce autorevolmente il filosofo Aldo Masullo.
L'attore e il poeta in Ridolfini si fanno un tutt'uno nella creazione artistica come elemento essenziale della sua vita. Nel '67 conduce, per la direzione artistica di Giuseppe Anatrelli, prestigioso attore del teatro di Eduardo, il "Gruppo Artistico di Capodimonte", il quale opera: lo studio sistematico dei poeti napoletani, riproposti in accuratissimi recital; un revival del teatro umanistico di E. Scarpetta ("Straordinaria la prova di Ciro Ridolfini nel ruolo di Felice Sciosciammocca". Ruggero De Ruggiero. La Campana. 15/9/67); la rivisitazione del teatro di Eduardo, prima e seconda maniera.
Dopo la messa in scena, con Tommaso Bianco, di lavori vivianeschi come " Il vicolo","Caffè di notte e giorno", nel '71 con Enzo Grano affronta saggi-studio di cinema-teatro per una retrospettiva su Ingrnar Bergman. Ancora con Grano promuove, presso il teatro Bracco di Napoli, una stabile per ragazzi: " Il Teatrangolo", " un organismo che possa realizzare con continuità un programma che, senza perdere di vista specifiche esigenze di carattere pedagogico e formativo, sappia creare nei giovani destinatari un vivo e concreto interesse per lo spettacolo e per le forme teatrali in sé ( Francesco de Ciuceis. Il Mattino. 3/1/72 ). Qui studia Moliere e interpreta, per la regia dello stesso Grano, un'antica farsa francese di anonimo del quattrocento, dove la figura di Maitre Pathelin ( Mastro Pietro Avvocato ), proposta " con difficile gioco vocale" (Sergio d'Amico. Roma. 4/1/72), può essere considerata precorritrice dello Scapino molierano.
L'amore infinito per l'Arte finisce spesso col suggerire al poeta di "azionare" l'attore, che è in Ridolfini, in operazioni di prezioso e generoso slancio, affinché un "fatto d'arte", se esiste, lo si elevi, se non c'è, lo si crei. Sul finire degli anni '60, offre un decisivo e mirabile apporto al Centro Attività Teatrali di Castellammare di Stabia ( diretto dal compianto regista-drammaturgo Ciro Madonna ) intuendone, grazie alla capacità degli attori, di poterlo elevare a "fatto" di grande respiro e interesse nazionali. "...,'disponete pure di me!'. Era stato allievo di Mario Ciampi, che, a sua volta, era stato in compagnia con R. Viviani. Sembrò un segno del destino e, insieme, un vero e proprio regalo: Ridolfini, inarrestabile,vivianista, in grado di recitare a memoria interi atti unici di 'don' Raffaele, ci rovesciò addosso una montagna di notizie, ma soprattutto ci trasmise la tecnica 'folle' per rendere al meglio l'Autore: fatica, fatica e poi ancora fatica, impegno 'totale' per un Autore `totale'." ( Italo Celoro. Dal libro "C. Madonna, un Maestro per Amico". Gennaio 2001 ). Degli spettacoli allestiti dal Centro Attività Teatrali di Castellammare di Stabia, di respiro internazionale resta, indubbiamente, "Salvatore Di Giacomo poeta". "Ciro Ridolfini sostiene validamente il suo ruolo con incisiva generosità e con una gestualità misurata e convincente ( Giacomo Vittorio Paolozzi. Nostro Tempo. Marzo '74 ). Lo spettacolo ha ben tre anni di repliche e, quando è presentato agli Incontri internazionali del Cinema — Sorrento '74, dove " agli ospiti canadesi piace il mondo di S. Di Giacomo e commentano: 'mimica degli attori tanto espressiva da far capire tutto anche senza l'aiuto delle parole'". ( Etta Camita. Il Mattino. 26/9/74 ), Ridolfini suscita l'ammirazione di R. Rossellini e, soprattutto, di P.P. Pasolini, il quale, entusiasta, lo vorrebbe come interprete del suo prossimo film. Ma di lì a poco, per una fine tragica, Pasolini non è più e a Ridolfini non resta che dedicargli una delle più belle poesie del '900 italiano che si conclude così: ".../ Fosti il poeta che dal fango apprese / dando se stesso / pagando di persona / lottando sempre / fino a che il suo cuore / proprio in quel fango s'acquietò / si arrese." ( Ciro Ridolfini da " A teatro da me". Marotta editore). Alla fine delle repliche digiacomiane, Paolo Ricci asserisce che " la recitazione di Ridolfini è di un'efficacia assoluta" ( L' Unità. 22/3/75).
Lo si ammira questo formidabile artista partenopeo per aver 'orientato', ad esempio, nel lontano '72, al Teatro Club di Napoli, il musicista di teatro Pasquale Scialò alle musiche e ai canti di Raffaele Viviani o per aver incoraggiato teatranti come Francesco De Rosa, Marisa Laurito, Marina Gonfalone, assicurando loro, come Teatro Club, un grande successo. Basterebbe pensare al XXV Festival di Pesaro dei Gruppi d'Arte Drammatica dove con essi Ridolfini è protagonista "dotatissimo ed espressivo anche nei silenzi" ( Nico. Resto del Carlino. 7/10/72) de " Le metamorfosi di un suonatore ambulante" di Peppino De Filippo.
Più avanti, nel '76, con. Rosario Crescenzi, è tra i rifondatori della Cooperativa "Teatro Contro": un gruppo teatrale che risponde alla richiesta di nuova cultura avanzata da sempre più vaste fasce popolari. Nel '77 è molto apprezzato da Pupella Maggio nell'offrire tutte le sue energie alla Cooperativa "Teatro dei Mutamenti". Partecipa all'allestimento di "L'eccezione e la regola "di B. Brecht,andato in scena alla IV Rassegna internazionale di Teatro, tenutasi a Salerno, è promotore di reciproco arricchimento con il Living Theatre; approfondisce i futuristi e si distingue in "Serata futurista". E' Autore, poi, insieme a Roberto Ferrante di un intelligentissimo e originale spettacolo intitolato : "Le parole e la città : la poesia urbana di R. Viviani". "Della proposta-studio Ridolfini è eccezionale interprete unico" (Giulio Baffi. L'Unità. 15/5/77). In ottobre dello stesso anno è al Club Universitario Cavese con lo spettacolo "Cammenata", dove conosce Anna Maria Morgera, nobilissima quanto tenace cultrice di storie e tradizioni popolari cavesi.

Ma Ridolfini è pure animatore teatrale nelle scuole. Interessantissima è l'animazione teatrale "Una scuola, il teatro, la città" per i ragazzi sordomuti della sezione sperimentale dell' I.T.C. "Antonio Serra", i quali ben si integrano con quelli normali in strabilianti pantomime. "Ed è solo con l'esperienza teatrale che gli audiolesi raggiungono quella integrazione così difficile sui banchi scolastici" (Eleonora Puntillo. Paese Sera: 25/5/ 82).In una sorta di volontariato tiene, su invito dei professori Toni Ferro e Franco Lista, presso la facoltà di Antropologia dell'Università degli Studi Federico II di Napoli, lezioni su "Il teatro e le sagre popolari". Mette a disposizione degli allievi del D.A.M.S. dell'Università degli Studi di Bologna, su richiesta del prof. Roberto Leydi, il suo pensiero, i suoi saggi interpretativi e materiali di studio sull'opera poetico-teatrale di R.Viviani. Alla fine dell'84 deposita alla S.I.A.E. la sua prima raccolta di versi "Umani silenzi". Nell'85 alcune sue liriche vengono pubblicate sulla rivista culturale "Nostro tempo", diretta da Maria T. Cristofano e Giacomo Vittorio Paolozzi.
Con Mario Sansone, Carlo Ciliberto, Mario Del Vecchio, Enrica Pozzi Paolini, Michele Scudiero, Fulvio Tessitore, Ettore Gentile, Vincenzo Scotto di Lavina, partecipa all'Associazione culturale "Città domani" che si propone di diffondere la cultura e lo studio della complessa problematica del nostro tempo al fine di promuovere il rinnovamento della realtà sociale.
Nel '86 conosce lo storico Alessandro Roveri dell'Università di Ferrara con il quale parlerà ai giovani, alla facoltà di lettere della Federico II di Napoli, delle "cause ed origini del fascismo" e della significazione di "Guardia" ( a quel potenziale pericolo) che sta nei suoi versi.

Nel 1988 celebra, nella villa di Stabiae, IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI R. VIVIANI .

Il 2 giugno '90, in occasione della festa della Repubblica, in Castellammare di Stabia, offre "esempi di poesia civile" e gli viene conferita dall'A.N.P.I. una targa d'argento per i suoi meriti artistici e letterari.
Dal settimanale "Enne" (27/5/91) si apprende che: "A proposito di Ciro Ridolfini... la sua costante attività teatrale non gli fa smarrire, negli anni, il vitale interesse per la poesia,..." Poesia che magistralmente sa offrire nello spettacolo "Cambia Napoli" (Teatro Cilea. 1/6/92) in un amplesso fraterno con Ugo Gregoretti, Nello Mascia, Valeria Sabato, Leopoldo Mastelloni, per un appello alla città a volersi stringere intorno al filosofo Aldo Masullo.
Con lo scrittore Jean Noel Schifanò, l'attore Fabio Testi, il tenore Nunzio Todisco, il presidente dell'Ordine dei giornalisti Ermanno Corsi è alla IX edizione del Premio Internazionale "Vita di Artista" dove la sua mimica e la sua potente maschera lasciano il fondatore della moderna immunologia H. Hugh Fundenberg (Premio Nobel), presente in sala, esterrefatto al punto che lo studioso scriverà di volerlo negli Stati Uniti d'America, essendo stato felice per aver visto una performance sul Varietè "veramente splendida" (7/12/92. Napoli.Teatro Politeama). Il 14 dicembre del '93, all'inaugurazione dello Studio di Pittura "Emma Maida", (la pittrice che più volte aveva voluto fissare la maschera del Ridolfini in capolavori come "Tutt'è ddulore", "Fuga dalla città", " Pulcinella recupera padre Nilo", per citarne alcuni), il filosofo Aldo Masullo, nel presentare il volume "A teatro da me" (Tommaso Marotta Editore — Napoli), asserisce che: "Ridolfini sa 'smascherare' con la forza 'originaria e comunicante' della poesia l'immenso e deleterio teatrino di chi recita per non cambiare".
Nel '97 nel film "I vesuviani", firmato da Stefano Incerti, Antonio Capuano, e Mario Martone, presentato alla 54a- Mostra di Venezia, Ridolfini, nell'episodio "Il diavolo nella bottiglia", interpreta "Tossico" l'inquietante malavitoso cocainomane disturbato nei suoi traffici dall'improvviso irrompere del barbone protagonista "[...] Una bella squadra di caratteristi" (La Repubblica. 15/1/97).
Il 10 marzo del'98 presso l'associazione "Alfredo Guida — Amici del libro" con il critico letterario Silvio Mastrocola, il capocronista de "Il Mattino" Enzo Ciaccio, il preside di Anatomia prof Giovanni Giordano Lanza — Università Federico II di Napoli), presenta il romanzo "Perfetto" (Guida Editore —Napoli) di Ruggero De Ruggiero.
Nel gennaio 2001 apprende della scomparsa di una donna colta ed illuminata che tanto amò Napoli e la sua gente: la regina, l'ultima regina d'Italia, la regina di maggio. E' la "commozione di un uomo" ed è subito "Maria Josè", un carme "capace di commuovere in senso latino, proprio come intendeva Benedetto Croce sul modo di fare poesia", dice Gaetano Damiano, direttore dell'Archivio Storico di Stato, alla presentazione del libro di Ridolfini ( edito da LIBROITALIANO —Editrice Letteraria Internazionale) al Circolo Ufficiali della Marina Militare di Napoli, "cioè poesie capaci di muovere l'animo di chi legge con l'animo di chi ha scritto". "Essere poeta 'civile' richiede coraggio (osserva il critico letterario Silvio Mastrocola) e il carme MARIA JOSE' di Ridolfini ne è un rarissimo esempio". Una raccolta che rappresenta "l'anima della vera Napoli (annota Fabio Postiglione. Roma.17 /5/03) eterna, triste, allegra, dolorosa e felice, la Napoli della maschera di Raffaele Viviani, più volte rappresentata a teatro da Ridolfini."
"L'opera, più di trenta componimenti che aspirano a compiere un viaggio poetico attraverso la cultura, le tradizioni, i costumi e la politica dell'Italia dell'ultimo millennio,[...] racconta gli ultimi cinquant'anni della storia d'Italia" (Sonia Actilio. Cronache di Napoli. 15/5/2003).
"Tra una poesia ed un'altra ( scrive, nel dicembre 2003, Annarita Cardaropoli, dell'Istituto Culturale del Mezzogiorno, sul periodico Arte & Carte), passando da un verso all'altro si assapora la pienezza dei significanti e dei significati che l'autore vuole lasciare intendere o sottolineare in un percorso temporale e atemporale allo stesso tempo, fotografando fatti concreti per poi astrarli dal contesto proprio e farli vivere e rivivere innumerevoli volte nel corso della storia umana".

 

Gigi Palumbo